Coltelli Rosa: intervista a Monica Gallo, insegnante in Accademia Macelleria Italiana a Milano

Coltelli Rosa è stato l’evento di marzo dedicato alle donne in macelleria. Abbiamo parlato di quante possibilità ci possono essere dietro al bancone, come dipendenti e come imprenditrici. Adesso ci piacerebbe approfondire ancora le storie delle nostre protagoniste e abbiamo deciso di iniziare con Monica Gallo. Monica fa parte del nostro team di insegnanti della sede AMI di Milano ed è anche la persona che ha avuto l’idea di lanciare questa iniziativa. Vediamo insieme cosa ci ha raccontato nella nostra intervista!

Sappiamo che hai avuto un ruolo molto importante nella realizzazione di Coltelli Rosa. Come ti è venuta l’idea?

Ho insistito molto per realizzare Coltelli Rosa (anche il nome è mio!) e per dare una forma all’evento. L’idea è nata semplicemente perché nei corsi che faccio ultimamente, in Accademia Macelleria Italiana come altrove, l’interesse delle ragazze è sempre più elevato, così come la loro partecipazione. Nella mia esperienza, fatta da trent’anni di attività, con tre macellerie di famiglia, ho avuto modo di conoscere molto bene questo ambiente. È vero che noi donne siamo sempre state presenti, ma è anche vero che negli ultimi anni il mestiere del macellaio si è esteso anche a noi. Prima invece facevamo più le commesse che le macellaie. Il mestiere del macellaio magari ci dà l’idea di un’attività “sporca”, con orari difficili da gestire, e le ragazze che venivano in negozio non erano particolarmente soddisfatte.

Negli ultimi anni, occupandomi più di formazione, ho avuto modo di rivalutare completamente la situazione. Le nuove generazioni di ragazze e di donne hanno più voglia di mettersi in gioco. Ultimamente c’è un ritorno sia del macellaio come mestiere in sé, con un rispetto della tradizione ma anche tenendo conto dell’innovazione, ma anche una presenza femminile molto importante. E quindi era il momento giusto per Coltelli Rosa. E io stessa con grande orgoglio mi definisco un coltello rosa.

logo coltelli rosa

Puoi raccontarci la tua esperienza di donna nel mondo della Macelleria?

La mia storia inizia tanto tempo fa: ho iniziato ventinove anni fa con mio papà. In realtà, quando ho iniziato non ero convinta di fermarmi in macelleria. Studiavo lingue, pensavo di fare la hostess o la receptionist, mettermi una bella divisa… Ma in realtà poi non me ne sono più andata! All’inizio dovevo imparare il lavoro e ci voleva tempo, e poi l’ho personalizzato. Sono riuscita a trovare all’interno della macelleria qualcosa che mi tenesse legata a quel mondo e mi facesse pensare che non fosse solo un vendere la carne.

Dopo che ho iniziato a prendere familiarità col mestiere, fare il macellaio è diventato qualcosa in più. Ho iniziato ad insegnare nei corsi, per esempio quelli offerti dalla regione per creare delle figure professionali. L’attività di famiglia era a Genova, vicino all’aeroporto, e fornivamo carne a queste realtà. Avevo anche a che fare con gli istituti alberghieri e gli chef che ci insegnavano. Ho sempre cercato di dare un taglio culturale alla macelleria, invece di dare l’idea del macellaio rozzo. E direi che in parte ci sono riuscita.

Il problema della carne è che o la ami, o la odi. Ti entra nel sangue e non la molli più. Anche se ho smesso con le attività nel 2017/2018 ho continuato a lavorare per formare le persone nel mondo della macelleria. Nel frattempo sto cercando di ultimare il mio percorso universitario in Scienze dell’Alimentazione per poter dire ancora di più che la macelleria non è solo il tagliare la carne e il sangue, ma è multidisciplinare come tanti aspetti del settore food. Ho imparato e continuo ancora ad imparare. E ho inserito la parte di approfondimento culturale, analizzando anche lo sviluppo storico dei piatti a base di carne. È un mondo meraviglioso, c’è sempre qualcosa da scoprire, ti si aprono sempre nuovi scenari. Oltre alla mia carriera sono però riuscita a portare avanti anche la mia vita familiare. Magari alcune donne possono preoccuparsi di conciliare famiglia e lavoro ma noi coltelli rosa siamo la prova che ci si organizza sempre.

Come sei arrivata a lavorare in Accademia Macelleria Italiana? In cosa consiste il tuo lavoro di insegnante?

Sono arrivata in Accademia quando ho conosciuto Enrico e mi ha raccontato il suo progetto. Appena si è liberato un posto sono entrata nella sede di Milano, dove ho iniziato a tenere corsi di Macellaio Tradizionale: tecnica del disosso, preparazione e protocollo da seguire.

logo AMI

Hai anche altri ruoli fuori dall’Accademia? Di cosa ti occupi ora?

Sì, da libera professionista seguo anche altri corsi fuori dall’Accademia. La pandemia ha un po’ rallentato tutto ma faccio corsi di formazione. Ad esempio mi occupo del modulo sulle carni e sulla macelleria nei corsi di formazione per cuochi. Insomma, sono tante declinazioni di uno stesso argomento. In Accademia Macelleria Italiana mi occupo di macelleria pura, con tecniche di banco e di taglio, mentre negli altri corsi di formazione la parte tecnica è più limitata a favore di un approfondimento della parte teorica. Approfondiamo temi come la cottura delle carni, la quantità di grassi etc. Vorrei portare avanti questo ruolo da formatrice.

A proposito di Coltelli Rosa, che consiglio daresti ad una donna che vuole entrare in questo mondo?

Il consiglio che darei è “fallo con tanta passione e sarai ricompensata”. Credo che una donna che ha competenze adesso dietro al banco della macelleria possa partire già un metro avanti. Con l’esperienza e la competenza hai l’ascolto e la riconoscenza del cliente. Hai una marcia in più se hai volontà di riuscire. Alle donne direi “abbracciate questo mondo, fatelo con intelligenza e approfondite gli argomenti. Con la passione i risultati poi arrivano”. Quando i clienti ti chiedono e sai consigliare, fai la differenza. In alcune realtà i clienti hanno richieste specifiche e il macellaio donna può essere prezioso. La donna può sfruttare fascino e carisma e ottenere tante soddisfazioni. Il mestiere del macellaio è un po’ da riscoprire e modernizzare, ma ne vale la pena se fatto con grande passione.

E dopo Coltelli Rosa?

In Accademia ci terrei tantissimo a portare avanti questa realtà dei corsi al femminile nello spirito di Coltelli Rosa. Un piccolo sogno sarebbe proprio creare una squadra di donne operative, preparate e pronte ad affrontare il mondo del lavoro in un modo nuovo. Sarebbe il modo giusto di coronare un percorso quasi trentennale che vorrei festeggiare così.

Monica è il primo esempio dei nostri Coltelli Rosa di cui siamo molto orgogliosi e che speriamo di coinvolgere sempre di più nei nostri corsi come sul nostro blog, per darvi sempre più spunti di riflessione interessanti sul ruolo delle donne dietro al bancone della macelleria!

A presto,

Enrico Conti